Pietre che parlano

“Inutilmente, caro amico, tenterò di descriverti la città di Kitui.”

Kitui è un luogo senza volto e senza anima, un nome come tanti, una città lontana (e un po’ invisibile), come Zaira.
Ma…

Una volta che avrai percorso le sue vie e incrociato i suoi sguardi, il solo risuonare di questo nome ti farà vibrare ogni membro.
Dopo aver condiviso il lavoro e la fatica con le famiglie che qui trascorrono il mutare dei giorni, il solo immaginare questo domani ti farà trasformare ogni tuo oggi.

Quando i luoghi si riempiono di relazioni, anche le pietre ti parlano.
Ti parlano gli odori forti di polvere e di umanità.
Urlano le emozioni degli angoli più difficili e la meraviglia di quelli più dolci.
Sorridono le vette innevate e silenziose, tentando di riconoscersi in ogni cima casalinga.

Inutilmente, caro amico, tenterò di descriverti la città di Kitui.
Ti inviterò a visitarla.

ZAIRA (da: Le Città Invisibili di Italo Calvino)

Inutilmente, magnanimo Kublai, tenterò di descriverti la città di Zaira dagli alti bastioni.
Potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato: la distanza dal suolo d’un lampione e i piedi penzolanti d’un usurpatore impiccato; il filo teso dal lampione alla ringhiera di fronte e i festoni che impavesano il percorso del corteo nuziale della regina; l’altezza di quella ringhiera e il salto dell’adultero che la scavalca all’alba; l’inclinazione d’una grondaia e l’incedervi d’un gatto che si infila nella stessa finestra; la linea di tiro della nave cannoniera apparsa all’improvviso dietro il capo e la bomba che distrugge la grondaia; gli strappi delle reti da pesca e i tre vecchi che seduti sul molo a rammendare le reti si raccontano per la centesima volta la storia della cannoniera dell’usurpatore, che si dice fosse un figlio adulterino della regina, abbandonato in fasce lì sul molo. Di quest’onda che rifluisce dai ricordi la città s’imbeve come una spugna e si dilata. Una descrizione di Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.

ZAIRA

Sand Dams: l’acqua non è più un miraggio

Ma cosa sono queste sand dams?
Le sand dams sono robuste strutture impermeabili costruite a parziale sbarramento di un fiume a carattere stagionale allo scopo di raccogliere ed immagazzinare acqua.
La realizzazione ed il mantenimento di queste strutture sono semplici e a basso costo.
Il letto di questi corsi d’acqua è completamente asciutto durante la stagione secca e si trasforma in un fiume impetuoso durante la stagione delle piogge.
Purtroppo questo comportamento estremo del torrente ha impatto molto negativo sulle popolazioni e sull’ambiente. Lunghi periodi siccitosi in cui l’accesso all’acqua è difficile sia a scopo domestico che agricolo si alternano a periodi di correnti molto veloci che trasportano il sottile strato fertile superficiale della terra e rendono ostili le zone circostanti.
La zona di Kitui, grazie al solido strato roccioso che caratterizza il fondo di questi corsi d’acqua stagionali, si presta particolarmente alla realizzazione delle sand dams.
Per costruire una sand dam si scava un fossato trasversale al corso d’acqua di profondità sufficiente a raggiungere la roccia del substrato. Il fossato viene riempito di rocce e malta fino ad una altezza da 1 a 4 metri sopra la superficie. Questo lavoro viene svolto dalla popolazione locale con un supporto tecnico esperto. La partecipazione delle comunità alla realizzazione della sand dam è cruciale e crea il presupposto per una gestione responsabile, condivisa e consapevole di questa preziosa risorsa.
Durante la stagione delle piogge la sand dam lascia passare i solidi di granulometria fine (argille), mentre trattiene ghiaie e sabbie che, stratificandosi nelle successive stagioni delle piogge, formano un acquifero permanente a monte della sand dam, in grado di immagazzinare acqua che rimane disponibile durante tutto l’anno.

sand dam

Trattenere acqua nella falda superficiale consente così alle comunità locali di avere accesso all’acqua anche durante la stagione secca, migliorando nettamente la qualità della vita domestica e dell’agricoltura.
Inoltre, la permanenza dell’acqua favorisce la creazione di microclima più umido e la crescita di piante tutto intorno, che a loro volta attenuano le problematiche legate al clima e forniscono risorse preziose per gli abitanti del luogo.
CEFA e SASOL conoscono bene l’impatto positivo che questi interventi generano sul territorio e sono felici ed orgogliosi di lavorare al fianco delle comunità di Kitui per realizzare 20 sand dams, a beneficio diretto di almeno 25.000 persone!

Coraggio! Ogni vetta è esigente

Non avere paura del buio, solo così si vedono le stelle.
Non avere paura del freddo, mettiti in moto e cerca un abbraccio.
Non avere paura del diverso, ma la curiosità dell’incontro.

Nel buio, nel freddo e nel diverso ci siamo spinti fino ad una vetta.
Una vetta esigente: non vuole essere un obiettivo raggiunto, ma piuttosto un punto di partenza da ricordare e da cui ripartire ogni giorno, con la stessa emozione e lo stesso entusiasmo, che rivivo in questa pagina di diario:

Il terzo giorno partiamo alle 3.15 sotto un cielo dalla bellezza inesprimibile.
Le ombre scure della montagna si stagliano nere nell’oscurità, lasciando solo all’immaginazione la salita che ci attende nel gelo notturno.
Sei solo con il tuo obiettivo, le tue gambe e il tuo respiro, che non deve mai affannarsi nonostante il poco ossigeno.
Ridiamo: meglio farla di notte questa strada, non vedere il sentiero ripido e la cima verticale.
Non so come sarebbe di giorno, so solo che è freddo, che il cielo è stupendo e che ho voglia di camminare.
Passo dopo passo l’alba schiarisce i paesaggi sopra le nuvole, regalando colori delicati e meravigliosi e cangianti.
E siamo già alla cima, nel nevischio, con quell’ultima roccia da arrampicare con i piedi gelati.
Ecco la croce e dovunque ti giri ti manca il fiato, non per il poco ossigeno, ma per la grandezza di quello che vivi.
Tu, piccolo e grande insieme, a braccetto tra terra e cielo.

Vetta Punta Lenana

La Vetta di Punta Lenana (4985 m)

5199 m – Una vita in salita

Per tutti la vita è una sfida.

Ci sono tantissime persone, come me e come te, cui la vita ogni giorno chiede sfide ancora più grandi per difendere i propri diritti di base: acqua, cibo, salute, istruzione.

Vogliamo sfidare noi stessi e le nostre forze esplorando diversi ambienti del Kenya fino in cima al monte Kenya, a 5000 metri, per ricordare che alla fine di uno sforzo c’è una vetta, che insieme possiamo farcela e che questa fatica non è nulla in confronto allo sforzo quotidiano di tante famiglie a noi così vicine eppure così lontane.

Camminare sui sentieri del Kenya significa accettare di camminare in salita, silenziosamente per conservare il fiato, ma con il sorriso di chi porta verso la vetta un sogno grande: donare una fonte d’acqua a 5000 famiglie di Kitui appena incontrate, con cui si è appena condiviso lo sforzo della costruzione della sand dam.

Camminare verso la Punta Lenana significa ricordare chi ha scalato quelle vette in totale solitudine reclamando la propria libertà, la libertà dell’Italia e soprattutto la libertà dalla guerra e da tutti i conflitti che impediscono lo sviluppo dignitoso ed equo dei popoli. (Mai sentito parlare di Felice Benuzzi, Giovanni Balletto e Vincenzo Barsotti?)

Camminare verso una vetta alta e impegnativa fa rimbombare ad ogni passo che le conquiste sono faticose ma ricorda anche la nostra fortuna di essere lì a respirare quell’aria rarefatta e libera, di conoscere una quotidianità fatta di affetti e certezze e necessità soddisfatte.

Camminare, camminare, il nostro augurio e impegno oggi è quello di metterci in marcia per far camminare di meno le donne e i bambini di Kitui per l’approvvigionamento di acqua, per la vendita dei prodotti agricoli, per raggiungere la scuola, per trovare un dispensario. Ecco: permettere di camminare di meno a chi già porta un pesante fardello e a tutti gli altri ricordare di mettersi ogni giorno in cammino e fare almeno un passo incontro ai bisogni dell’Altro.

 

www.3×5199.org – Sintesi 2015

I folletti delle statistiche di WordPress hanno preparato un rapporto annuale 2015 per questo blog.

Ma il bello sono le reali avventure ed incontri che abbiamo fatto e che vogliamo fare ancora più numerosi ed intensi in questo 2016, in cui finalmente realizzeremo il sogno di salire in cima ai 5199 m del Monte Kenya, attraversando i luoghi dei nostri interventi di sviluppo sostenibile ed il sogno ben più elevato di rendere disponibile acqua per 5000 famiglie nella contea di Kitui, Kenya.

Ecco un estratto:

Un “cable car” di San Francisco contiene 60 passeggeri. Questo blog è stato visto circa 1.000 volte nel 2015. Se fosse un cable car, ci vorrebbero circa 17 viaggi per trasportare altrettante persone.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.